L’anima del metallo: conversazione con Luca Ibisco

Luca Ibisco, orafo artigiano tra bronzo e puzzle

Luca Ibisco è nato a Roma nel 1974. Dopo il diploma al liceo artistico, dal 1994 si dedica alla pittura e lavora come scultore e orafo nel laboratorio di famiglia. Parallelamente, porta avanti in modo indipendente la sua ricerca artistica sperimentando con grafica, pittura e musica, grazie anche all’influenza dell’ambiente autogestito romano. Tra i suoi primi progetti, realizza una serie di ritratti che espone nella sua prima mostra personale, intitolata Piccoli Affetti Retrattili, come artista residente presso il centro sociale occupato autogestito Laurentinokkupato. In seguito, partecipa a diverse altre esposizioni di pittura.

WT:

Luca, partiamo dall’inizio. Come hai cominciato a lavorare come scultore-orafo?

Luca Ibisco:

Tutto è nato dal laboratorio di famiglia di mio padre, anche perché non potevo fare altrimenti, ho sempre avuto una propensione innata alla manualità. Ho iniziato come autodidatta.

WT:

Lavori spesso con un materiale come il bronzo, meno comune rispetto all’oro e all’argento. Cosa ti attrae di questo metallo?

Luca Ibisco:

Ti potrei rispondere che il bronzo è più economico, ma allo stesso tempo ha una voce più ruvida, più antica. L’oro è eterno, ma statico. Il bronzo, invece, ti parla anche dopo anni. È come se ogni pezzo avesse un’esistenza propria. La verità è che, più o meno consciamente, volevo creare prodotti che fossero accessibili a tutte le persone.

WT:

Che tipo di gioielli realizzi principalmente?

Luca Ibisco:

Creo soprattutto anelli che sono quelli per cui ho maggiore richiesta, spesso in serie limitate o pezzi unici. Mi piace sperimentare. A volte inserisco pietre grezze per creare contrasti.

WT:

Ecco, alcune delle tue creazioni sono strutturate a incastro, diciamo. Ci racconti da dove viene questa fascinazione per il ‘puzzle’? Non ricordo di avere visto in giro altri artigiani che propongono anelli come i vostri.

Luca Ibisco:

In un certo senso è una ‘non scelta’. Non mi sono mai soffermato sui motivi che mi spingono a seguire una certa strada, a percorrere una direzione o un’altra. A volte l’idea arriva da sola, cercando di essere il più originale possibile. Spesso mi ritrovo a spremermi le meningi finché non ho l’illuminazione (sorride). Per quanto riguarda gli anelli, è una scelta che è venuta da sé. Era una tipologia di prodotti che non si trovavano sul ‘mercato’.
Successivamente, abbiamo svolto una ricerca e, a quanto pare, qualcun altro per il mondo ha già avuto la nostra stessa idea, ma non sono poi molti.

WT:

Ci racconti qualcosa del tuo processo creativo? Da dove parti?

Luca Ibisco:

Spesso parto dal materiale e mi lascio guidare. Altre volte schizzo idee ispirate dal momento; poi passo alla modellazione, alla saldatura, alla rifinitura manuale. È un processo lento, meditativo.

WT:

Hai mai avuto un pezzo che ti ha messo particolarmente alla prova? Si parla tanto di intelligenza artificiale. Come valuti l’impatto dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie nel settore orafo? Opportunità o rischi?

Luca Ibisco:

Ad essere sincero, no. Il mio lavoro può sembrare schematico ad uno sguardo esterno, ma mi avvicino alle cose con una certa distanza: si parte da un’idea, qualche disegno e tante prove per poi ritrovarmi seduto a rifinire fusioni in metallo. Sì, l’IA può automatizzare molte delle attività ripetitive. Le stampanti 3D odierne ormai hanno costi contenuti che si sposano perfettamente anche al budget ristretto di un piccolo laboratorio. Anch’io utilizzo una stampante 3D. Specialmente nella fase di disegno e realizzazione del prototipo permette di ottimizzare i tempi di attività e la produttività. Non temo l’automatizzazione dei processi creativi, vedo la tecnologia nel ruolo di supporto al processo decisionale del singolo. Insomma, il fattore umano è il fulcro di ogni processo e la tecnologia un valore aggiunto.

WT:

Si è parlato tanto di produzioni dal basso e di boom dello Slow Handmade, come vedi il futuro del mestiere dell’orafo artigiano?

Luca Ibisco:

Penso che avrà sempre di più un ruolo importante. La gente cerca sempre più autenticità, storie vere dietro agli oggetti. L’artigianato non è solo nostalgia: è resistenza, identità, e anche innovazione. Finché ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare il metallo, questo mestiere non morirà mai – che poi ci sia tutto questo boom, per quanto mi riguarda, non me ne sono accorto. Da che mondo è mondo i media fanno marketing e pubblicità.

WT:

In fondo, il tuo è un mestiere nobile dalla notte dei tempi. Ricordiamo che Giuseppe, padre di Gesù, è un artigiano. Un consiglio per chi vorrebbe avvicinarsi a questo mondo?

Luca Ibisco:

Inizia toccando i materiali. Non farti spaventare dalla lentezza. Impara a osservare e sbagliare. Oggigiorno noto che comincia ad essere carente la manualità, si va perdendo quel fare che si chiama ‘mestiere’ e per cui la proprio la manualità è fondamentale: imparare un mestiere facendosi guidare da un maestro. La destrezza manuale è una cosa innata. La passione fa il resto. Certo, impegno e allenamento possono far migliorare di molto; col tempo si possono acquisire delle competenze, ma in questo settore la predisposizione è predominante e fa la differenza.

Grazie al rapporto di stima, amicizia e di fiducia reciproca consolidatosi nel corso degli anni, Luca ha collaborato come progettista con SDC in qualità di designer dei gioielli in bronzo.

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